Oltre di Alex Bellini

Oltre. Pensare da campioni per esprimersi al massimo del potenziale

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Trama

Alex Bellini è un atleta estremo che ha compiuto diverse imprese sportive e atletiche incredibili durante la sua carriera. Come, ad esempio, nel 2008 ha remato per 18.000 km attraverso l’Oceano Pacifico, dal Perù all’Australia, in 294 giorni, completamente da solo.

In questo libro, ci spiega come anche noi possiamo superare i nostri limiti e raggiungere risultati incredibili. Attraverso i diversi capitoli, capiremo che il nostro vero nemico, non è il nostro fisico o i nostri muscoli, ma piuttosto la nostra mente. Infatti, il corpo umano è strutturato per resistere per moltissimo tempo. In una sfida con un ghepardo, sicuramente ci batterà sulla velocità, perché la sua struttura è funzionale per quello, ma in una lunga distanza sarà l’uomo a vincere. Infatti, dopo un grande sforzo, l’animale avrà bisogno di una lunga pausa per riprendersi, mentre l’uomo può resistere per molto più tempo.

Tutto questo chiaramente a livello fisico, ma la nostra mente sarà il vero nemico da superare, quando penseremo di essere stanchi e di non farcela più, è molto probabile che fisicamente potremmo andare avanti ancora per il doppio del tempo, ma la nostra mente cerca di fermarci.

Di conseguenza, l’autore, ci spiegherà diverse tecniche che possiamo utilizzare fin da subito per poter migliorare le nostre prestazioni in qualsiasi ambito, dallo sport, fino al mondo del lavoro.

Quando pensiamo ai grandi atleti le prime cose che balzano all’attenzione, sono il loro fisico e la grande preparazione atletica. Eppure, c’è un aspetto, immateriale e forse per questo molto spesso sottovalutato, altrettanto importante, se non di più: la preparazione mentale. Senza di essa le doti, le abilità, apprese con sacrificio e duro allenamento, e i talenti non avrebbero modo di esprimersi e di tradursi in prestazioni formidabili.

L’autore

Alex Bellini nasce ad Aprica (Sondrio) nel 1978. Nella sua vita ha compiuto alcune grandissime imprese atletiche e mentali come per esempio: nel 2001 ha corso la Marathon des Sables, una corsa a tappe di 250 km nel deserto del Sahara. Nel 2008 ha remato per 18.000 km attraverso l’Oceano Pacifico, dal Perù all’Australia, in 294 giorni, completamente da solo. Nel 2011 ha corso per 5300 km attraverso gli Stati Uniti: da Los Angeles a New York, in 70 giorni. Nel 2017 ha attraversato il Vatnajokull, il più grande ghiacciaio d’Europa (Islanda) con sci e slitta in 15 giorni.

Inoltre, contemporaneamente alla sua carriera da “esploratore”, Bellini ha scritto diversi libri dove racconta le sue esperienze e analizza diverse tecniche per raggiungere la migliore prestazione. Come ad esempio: “Mi chiamavano montanaro”; “Il Pacifico a remi”; “L’impresa e l’avventura”; “Oltre, pensare da campioni per esprimersi al massimo del potenziale”

La massima prestazione

La scienza che studia la massima prestazione è molto complessa e le condizioni che la favoriscono sono numerose. Infatti, alcuni degli elementi principali sono:

  • Allenamento
  • Nutrizione
  • Recupero
  • Tecnologia
  • Ambiente
  • Mente

La storia della psicologia che studia le prestazioni sportive è relativamente recente, uno dei teorici più famosi è Csìkszentmihàlyi con i suoi studi relativi allo stato di flusso. Ovvero quello stato psicologico che si verifica a seguito dell’intersezione di condizioni interne, esterne e comportamentali. In quel momento siamo completamente focalizzati sull’azione o l’attività che stiamo compiendo. Non sentiremo più nulla e saremo completamente nel presente. Questo stato si può allenare e lo si può raggiungere più facilmente tramite alcuni elementi:

  • Bilanciamento tra sfida e capacità
  • Attenzione massima e completo coinvolgimento nell’attività
  • Obiettivi chiari
  • Feedback immediati
  • Vivere nel presente
  • Senso di controllo
  • Perdita di autoconsapevolezza
  • Distorsione del tempo
  • Vivere la dimensione del piacere del fare

Quando due atleti hanno caratteristiche fisiche molto simile, durante una gara, l’elemento che stabilisce un vincitore è la preparazione mentale. Il professor Jack Lesyk, dell’università dell’Ohio ha indicato 9 competenze mentali degli atleti di successo:

  • Scegliere e mantenere un atteggiamento positivo
  • Mantenere un alto livello di auto-motivazione
  • Definire obiettivi alti ma realistici
  • Trattare efficacemente con le persone
  • Usare un’auto-dialogo produttivo
  • Usare visualizzazioni positive
  • Gestire efficacemente l’ansia

Il mindset

Esistono principalmente due tipologie di mindset:

  • Mindset Statico
  • Mindset Dinamico

Queste due tipologie vanno a descrivere le convinzioni di base che le persone hanno sull’apprendimento e l’intelligenza.

Le persone che hanno un mindset statico sono coloro che ritengono che l’intelligenza e le abilità siano fattori predeterminati e in gran parte immutabili. Per queste persone non c’è motivo di allenarsi o in generale sforzarsi, perché le cose o sono risultato del talento oppure non verranno mai bene.

Mentre le persone che hanno un mindset dinamico, pensano che sia possibile coltivare e migliorare le proprie capacità attraverso la pratica e lo sforzo quotidiano. Questo atteggiamento permette loro di migliorare e continuare ad acquisire nuove abilità.

Chiaramente, quest’ultimo, porta a trovare sempre nuove sfide da affrontare, perché sono sempre delle occasioni di crescita.

Questi due mindset si dividono anche nella visione del fallimento, infatti, per i primi sarà più che altro una rassegnazione: “ho fallito, perché non sono bravo”. Mentre i secondi vedono il fallimento come un’occasione per imparare e migliorare quando riproveranno.

Se vi identificate con il mindset statico, non vi preoccupate, perché anche questo elemento si può allenare. Infatti, il cervello è molto simile ad un muscolo e “cambia e si fa più forte quanto più viene utilizzato”. 

Un esempio può essere: la prossima volta che ti trovi davanti ad una sfida, a qualcosa che non hai mai fatto prima. Non pensare “Non sono capace”, ma piuttosto, “Se non sono capace di fare una cosa oggi, non vuol dire che non possa essere capace di farla domani”.

Alcune tecniche sono:

  • Utilizzare frequenti feedback formativi
  • Alzare i livelli della sfida
  • Errori esplicitamente graditi
  • Impegnarsi deliberatamente in una pratica
  • Ricompensa legata allo sforzo

Il goal setting

Secondo Timothy Gallwey (il padre dei coach moderni), la formula per la massima prestazione è p = P – i Dove p è la prestazione, P è la prestazione potenziale e ci sono tutte le interferenze. Quest’ultime possono avere duplice natura: esterne o interne

Un elemento fondamentale nella riuscita della migliore performance possibile, ma che spesso viene sottovalutato è il goal setting, ovvero il processo di definizione degli obiettivi.

Spesso può essere utilizzato il metodo SMART che abbiamo già visto in altri abstract e l’acronimo corrisponde a:

  • Specifico e dettagliato, ovvero: “cosa vuoi raggiungere di preciso?”
  • Misurabile, dobbiamo essere in grado di capire quando abbiamo effettivamente raggiunto il nostro obiettivo.
  • Achievable, ovvero un obiettivo che sia realisticamente raggiungibile. È inutile dire che vogliamo correre la maratona in 2 ore se non ne abbiamo mai fatta una. 
  • Realistico, i tempi per raggiungere l’obiettivo devono essere realistici.
  • Tempistiche, l’obiettivo deve avere una data di scadenza per poter essere raggiunto.

Un’altra tecnica molto importante è quella della segmentazione dell’obiettivo, ovvero, se dobbiamo correre 10km, è meglio vederlo come correre 10 volte un chilometro. In questo modo, riusciremo a raggiungere prima dei micro-obiettivi che ci aiuteranno al raggiungimento finale. Anche nel mondo del business può essere molto utile. Ad esempio, se vogliamo fatturare un milione di euro in un anno, creiamo degli obiettivi trimestrali, mensili e settimanali, così da poter correggere il tiro più frequentemente.

Alcuni errori frequenti nella definizione degli obiettivi sono:

  • Definire obiettivi non realistici
  • Sottostimare il tempo di completamento
  • Non apprezzare il fallimento
  • Non verificare i progressi
  • Definire troppi obiettivi

L’attenzione

Molto spesso le parole concentrazione, attenzione e focus, vengono utilizzate come sinonimi, ma in realtà, ognuno di questi ha diverse funzioni. Possiamo dire che la concentrazione è la capacità di eseguire un compito con un focus chiaro e presente. Il focus, invece, è il punto centrale dell’attenzione, il processo comportamentale di concentrarsi selettivamente su uno stimolo preciso ignorando gli altri stimoli percepibili. Infine, l’attenzione è un riflettore che focalizza la consapevolezza su un sottoinsieme di ciò che sta accadendo nella nostra testa o nel nostro ambiente.

Ad esempio, mentre state leggendo questo abstract, è probabile che tutti i rumori e le sensazioni che vi circondano stiano cercando di minare la vostra attenzione sulle parole, se non ci sono già riuscite. Ma, nonostante ciò, riuscite a mantenere l’attenzione sul testo.

L’attenzione può essere analizzata attraverso 2 dimensioni:

  • Ampia vs Ristretta
  • Interna vs Esterna

Nel seguente schema, possiamo andare ad analizzare i 4 risultati possibili. È importante capire, che non ne esiste uno corretto, ma dovremo selezionare il migliore in base alla situazione che stiamo vivendo.

L’auto-dialogo

È interessante partire, dicendo che secondo diversi studi, circa il 70% dell’auto-dialogo che avviene ogni giorno nella nostra testa è negativo o non funzionale. Questo fenomeno viene chiamato anche “dominanza negativa”, l’analisi ci dimostra che le persone siano molto più autocritiche, pessimistiche e impaurite di quanto i pensieri consci non facciano loro credere.

Senza dubbio esiste una forte e complessa relazione tra i pensieri, emozioni e comportamenti che sintetizza come molti dei nostri problemi siano influenzati da ciò che facciamo e ciò che pensiamo nel presente.

Attraverso questa relazione, possiamo capire che cambiando il pensiero, riusciamo effettivamente a cambiare anche il nostro comportamento.

Durante una gara di resistenza, l’auto-dialogo è ciò che ti farà fermare a metà gara o che ti porterà fino al traguardo, una tecnica per far sì, che il risultato sia il secondo è quella di creare delle metafore, dei mantra, che ci possano permettere di riprendere il controllo di questo dialogo interno.

Visualizzazione

Questa tecnica viene molto utilizzata anche nel mondo del business. La scienza ha più volte dimostrato l’efficacia sulle prestazioni di una specifica pratica di visualizzazione mentale che prende il nome di allenamento ideomotorio. Che consiste in una particolare tecnica di auto-rappresentazione mentale del gesto sportivo o dell’attività che dovremo fare, per percepire tutti i sensi che vengono attivati e ricreare la condizione il più simile possibile a quella che verrà realmente vissuta.

Ha davvero moltissime applicazioni possibili come:

  • Sviluppare abilità fisiche
  • Sviluppare competenze percettive
  • Migliorare abilità psicologiche
  • Mantenere degli adeguati livelli di motivazione nel lungo periodo
  • Mantenere livelli adeguati di concentrazione
  • Mantenere il controllo dell’ambiente prima di una competizione

Il modello che possiamo utilizzare per implementare la visualizzazione viene definito PETTLEP ed è composto da:

  • Physical (fisico)
  • Environment (ambiente)
  • Task (compito)
  • Timing (tempismo)
  • Learning (Apprendimento)
  • Emotion (emozione)
  • Perspective (prospettiva)

Motivazione

Senza il desiderio e l’ambizione di migliorare le nostre prestazioni sportive, tutti gli altri elementi psicologici analizzati in questo libro sono privi di significato.

Potremmo andare a suddividere la motivazione in diversi stadi:

  • Amotivazione
  • Motivazione estrinseca
  • Regolazione esterna
  • Regolazione introiettata
  • Regolazione identificata
  • Regolazione integrata
  • Motivazione Intrinseca

3 tecniche utilizzate nel pratico per migliorare questo effetto sono:

  • Feedforward, cerchiamo di minimizzare l’affaticamento mentale prima della competizione
  • Segmentazione, ne abbiamo parlato a proposito del goal settings e si riferisce al suddividere un grande obiettivo, in micro-obiettivi.
  • Contare, per ridurre la forza della nostra mente, possiamo contare (saremo noi a decidere cosa) durante la nostra prestazione, ad esempio, potremmo contare i nostri passi, le nostre bracciate, o le nostre pedalate. Infatti, la nostra mente è in grado di pensare ad una sola cosa alla volta, in questo modo sarà impegnata e non ci limiterà durante la nostra prestazione di resistenza.

Diventare un atleta antifragile

Senza dubbio, uno dei nemici più grandi per una grande prestazione sportiva sono gli imprevisti. Per questo l’atleta deve sviluppare una struttura antifragile, ovvero quella capacità che gli permette di sopravvivere al caos e al disturbo imprevisto, ma soprattutto di superarlo per emergerne più forte.

In generale gli ostacoli che possiamo trovare sono:

  • Corpo e fisico
  • Mente (il sé psicologico)
  • Tecnici
  • Ambiente
  • Alimentazione

Per poter sviluppare l’antifragilità è necessario andare ad analizzare le nostre ultime prestazioni e capire quelli che sono stati i nostri ostacoli o quelli che avrebbero potuto esserci. Di conseguenza allenarsi preventivamente per poterli superare.

L’autore conclude il libro con una lista di elementi che bisognerebbe sempre tenere a mente:

  • “L’uomo ha già dentro di sé tutte le risorse per superare le sfide che la vita gli pone.”
  • “Alcune delle più insidiose distrazioni non provengono da fuori, ma da dentro la nostra testa”.
  • “Quando corpo e mente sono calmi troveremo l’energia che nutre la massima prestazione”.
  • “Prendiamoci cura di noi stessi, perché se non lo faremo perderemo una parte di noi e non potremo essere un buon marito o una buona moglie, un buon padre o una buona madre e non potremo neanche essere efficienti sul lavoro.”
  • “Raggiungere la massima prestazione vuol dire essere disposti ad accettare di stare scomodi”.

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